domenica 10 settembre 2017

Scuole di Specializzazione Universitarie | FAQ #1

Ogni tanto mi capita di ricevere richieste di informazione o chiarimento da parte di psicologi-aspiranti terapeuti che, alle prese con la scelta della scuola di specializzazione, stanno prendendo in considerazione l'idea di frequentarne una universitaria. Naturalmente, le domande che mi vengono rivolte spesso si assomigliano: alcune più tecniche (ammissione, organizzazione, attività previste e impegno richiesto), altre di natura più "personale" (la mia esperienza, il mio grado di soddisfazione, ecc.). Per tale motivo ho deciso di raccogliere le risposte che in questi casi tendo generalmente a dare.

Fermo restando che tutte le informazioni fondamentali come piano di studi, cfu, monte ore del tirocinio, ecc. sono reperibili all'interno del bando di ammissione o del regolamento didattico (scaricabili rispettivamente qui e qui per l'a.a. 2017/2018), qui cercherò di dare maggiore spazio a informazioni meno accessibili e che hanno direttamente a che fare con la mia esperienza personale. Esperienza che, nello specifico, si sta svolgendo presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Per informazioni via via più aggiornate, vi esorto a mettervi direttamente in contatto con la Segreteria della scuola.

AMMISSIONE

L’accesso alle specializzazioni universitarie consta, almeno in Bicocca, di due prove: la prima scritta, la seconda orale. Di solito viene suggerita una breve bibliografia (4-5 testi) per prepararsi. Lo scritto generalmente consiste in una domanda aperta (tra tre possibili) da svolgere in circa due ore; l’orale, cui si accede previo superamento dello scritto, prevede – orientativamente – domande di contenuto (relative alla prima prova o ai testi indicati), motivazionali e una piccola prova di traduzione dall’inglese. Una volta superato anche l’orale e sommati i punteggi di prove e curriculum, vengono ammessi i primi 5 candidati in graduatoria (i primi 2 con borsa di studio).
NB: altri Atenei, come Sapienza o Torino, regolano l’accesso alle scuole e alle borse di studio in maniera diversa, quindi per maggiori informazioni vi consiglio di consultare direttamente i loro siti.

ORGANIZZAZIONE E COSTI

Le scuole di specializzazione universitarie durano 5 anni. In Bicocca, l’anno accademico inizia il 1° novembre e si conclude il 31 ottobre dell’anno successivo. Nella prima metà di settembre è previsto un esame di passaggio d’anno, orale, basato sulla tesina nella quale si sono affrontate 2 situazioni cliniche seguite nel corso dell’anno.
Il “grosso” delle attività della scuola è indubbiamente il tirocinio (circa 700 ore dal primo anno e poi leggermente a salire). Le ore, afferenti a settori disciplinari differenti (ad es. psicologia clinica, dinamica, psichiatria, npi), possono essere svolte all’interno di una o più strutture. All’inizio può essere utile distribuire il monte ore in diverse strutture, in modo da avere una prospettiva più ampia sui possibili ambiti e le differenti modalità d’intervento; eventualmente è sempre possibile “riunificare” il tutto per concentrarsi su una specifica area di interesse.
Le altre attività della scuola comprendono: 
- supervisioni: generalmente il martedì, da gennaio a giugno, con i docenti della scuola a rotazione.
- lezioni: quasi sempre di mercoledì mattina, pomeriggio o mattina e pomeriggio. Anche se calendarizzate con discreto anticipo, sono l’attività meno prevedibile perché non hanno cadenza regolare (generalmente si concentrano da febbraio in poi, con picchi tra maggio e giugno/luglio, per una cinquantina di ore annuali). Si svolgono in modalità tendenzialmente seminariale e la frequenza è obbligatoria per almeno il 75% delle lezioni. Terminano al terzo anno. 
- crediti liberi: si possono cumulare partecipando a seminari/convegni/conferenze di propria scelta. 

In Bicocca, il costo complessivo della scuola (suddiviso in due rate, come solitamente accade per i corsi di laurea) è di 1500€.

COMPATIBILITA' SCUOLA-LAVORO 

Essendo una scuola universitaria, a livello legale l’unica incompatibilità è rappresentata dalla frequenza della scuola e da quella di un qualsiasi altro corso di laurea, dottorato o master universitario.
Per tutto il resto, va da sé che un’occupazione flessibile potrebbe consentire di destreggiarsi meglio tra impegni lavorativi e tirocinio. Personalmente, ritengo che un’attività libero-professionale già molto serrata o un lavoro full time o con orari vincolanti siano più difficilmente conciliabili con l’impegno della scuola. Impegno che è gestibile, ma richiede un certo margine di manovra della propria agenda. In questo senso, il mio consiglio è di fare un’analisi preliminare delle proprie disponibilità ed eventualmente ipotizzare una riprogrammazione – realistica – delle stesse. L’altro consiglio, però, è di non scoraggiarsi: le scuole di specializzazione (tutte) comportano sacrifici, ma penso debbano rappresentare anche una spinta all’autonomia e dunque anche ad avviarsi professionalmente.

Nota logistica: è possibile frequentare la scuola da “fuori sede”. In questi casi il carico e l’investimento in termini di tempo, soldi e motivazione aumentano, ma alcuni degli enti convenzionati per il tirocinio si trovano fuori Milano, in altre province lombarde o in regioni limitrofe. Anche questo dovrà rientrare nel bilancio iniziale.  

ORIENTAMENTO TEORICO DELLA SCUOLA

Al contrario degli istituti privati, le scuole di specializzazione universitarie generalmente si presentano senza un orientamento teorico definito. Non trovare un’etichetta teorica (psicoanalitica, cognitivo-comportamentale, sistemica-relazionale, ecc.) può incuriosire o destabilizzare. Non rischierò di confondermi? Non sarà pericoloso non disporre di una teoria di riferimento o affidarsi ad una qualche forma di eclettismo? Tutte questioni assolutamente pertinenti, che invito a porsi e ad affrontare.
Non nascondo che, specialmente all’inizio, la cosa possa creare diversi dubbi e incertezze. Nella mia personale esperienza credo che il rischio maggiore, ovvero quello dell’a-teoria, venga scongiurato dal fatto che in nessun caso viene sostenuta o promossa la mancanza di un adeguato e solido riferimento teorico. Le lezioni e soprattutto le supervisioni sono strutturate secondo l’orientamento specifico del docente e in modo da stimolare il ragionamento clinico e l’apprendimento di una cornice metodologica e di tecniche d’intervento. Nello specifico, la specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita della Bicocca si muove all’interno di una prospettiva psico(pato)logica definita developmental e si avvale prevalentemente di docenti di formazione psicodinamica, ma anche cognitivo-comportamentale e sistemico-relazionale. In questo senso, in Bicocca gli specializzandi sono sistematicamente esposti a diversi orientamenti ed abituati ad un confronto continuo; ciò detto, vengono anche invitati, sulla base della propria inclinazione e/o dell’esperienza di tirocinio, a “scegliere” una lente teorica definita (osservabile ad esempio nella tesina di passaggio d’anno), che è naturalmente aperta all'influenza di altri modelli, ma non nasce prettamente come integrata.  

IN CONCLUSIONE     

Inevitabilmente le scuole di specializzazione universitarie presentano pro e contro. Contro che spesso hanno a che fare con la maggior complessità della macchina burocratica pubblica o con le difficoltà che riguardano trasversalmente la nostra categoria professionale (vedi sedi spesso sovraffollate di tirocinanti, ritardi, attese). Tra i pro, invece, vi è l’esercizio di importanti risorse come la capacità di adattamento e di autocritica, la tolleranza all’incertezza e alla frustrazione (fondamentali in qualunque percorso di formazione in psicoterapia). Ad ogni modo, ricordate che la scelta di una scuola di specializzazione, privata o universitaria che sia, coinvolge tanto la ragione (il bilancio di cui sopra) quanto l’istinto. In bocca al lupo! 

domenica 15 gennaio 2017

tirocini retribuiti per specializzandi? un breve excursus normativo


La questione della mancata retribuzione dei tirocini di specialità per gli psicologi è un tema complesso, che non riguarda soltanto la nostra categoria professionale. Gli psicologi specializzandi si trovano in questa gravosa situazione insieme a diversi altri professionisti di area sanitaria e non (per es. area legale; area della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale).

Attualmente l'unica possibilità degli specializzandi non medici di essere retribuiti per il lavoro che svolgono nel corso della specializzazione (circa 700 ore l'anno) è quella di vincere una delle (poche) borse di studio messe "discrezionalmente" a disposizione dalle Università. 
Ad esempio, nell'a.a. 2016/2017, la Sapienza ha stanziato 20 borse di studio da 6.750€, di cui 6 destinate alle cinque scuole di area psicologica: 6 borse su un totale di 46 posti (qui la tabella di distribuzione fra tutte le Scuole).  

In questi anni, la battaglia per il tanto agognato riconoscimento economico degli specializzandi non medici è stata condotta principalmente dagli specializzandi di area sanitaria non laureati in medicina, quali biologi, farmacisti, fisici, chimici, odontoiatri e veterinari. 
In particolare il C.I.S.A.S. (Coordinamento Italiano Specializzandi di Area Sanitaria), sostenuto dall'Ordine Nazionale dei Biologi (ONB), si è fatto promotore di questi interessi intraprendendo una serie di azioni volte ad informare e unire gli specializzandi intorno alla questione e ad affrontarla a livello istituzionale.

Come si può apprendere dalle notizie e dalle fonti riportate dal C.I.S.A.S., tale battaglia ha una storia che si colloca all'interno di uno specifico contesto giuridico e giudiziario spesso ignoto. In questa sede, l'intento è di ripercorrere brevemente i punti salienti di questa storia. La storia di una battaglia che in qualità di psicologi ci piace pensare anche nostra, ma che difficilmente ci vede in prima linea.

In primo luogo bisogna dire che, in effetti, la richiesta degli specializzandi non medici di vedere riconosciuto sul piano economico il loro lavoro nelle strutture sanitarie poggia, oltre che su principi di dignità e di non discriminazione, anche sull'articolo 8 comma 1 della legge 401/2000:

«Il numero dei laureati appartenenti alle categorie dei veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi iscrivibili alle scuole di specializzazione post-laurea è determinato ogni tre anni secondo le medesime modalità previste per i medici dall'articolo 35 del decreto legislativo 15 agosto 1999, n. 368, fermo restando la rilevazione annuale del fabbisogno anche ai fini della ripartizione annuale delle borse di studio nell'ambito delle risorse già previste».

In sintesi, insieme al sopracitato art. 35 comma 1 del DL 368/1999, l’articolo 8 definisce che, così come per i medici, il numero degli altri specializzandi di area sanitaria (veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi) con relativo contratto di formazione specialistica viene individuato sulla base del fabbisogno professionale e di conseguenza formativo rilevato, ogni tre anni, dalla Conferenza Stato-Regioni (ultimo documento in riferimento al triennio 2014-2017 consultabile qui).
Tale modalità, da un lato, tiene conto della richiesta e dell'effettiva capacità del mercato sanitario di assorbire gli specialisti formati; dall'altro, preserva il diritto, già previsto dal “Riordino in materia sanitaria” del 1992 (DL 502/1992), dei laureati non medici ad accedere alla specializzazione, requisito tuttora per legge necessario ad occupare ruoli dirigenziali nella sanità pubblica e privata.
In aggiunta, il suddetto articolo specifica che tale rilevazione vale «anche ai fini della ripartizione annuale delle borse di studio nell'ambito delle risorse già previste».
Cosa significa? Che nei fondi stanziati per le borse di specializzazione in medicina e chirurgia dovrebbe rientrare anche la spesa per quelle degli altri specializzandi sanitari? Potrebbe. I legali interpellati dal C.I.S.A.S., così come i ricorsi degli ultimi anni, sostengono questa interpretrazione, ma senza che si sia giunti ad una sentenza definitiva.

In questo clima di generale indefinitezza (borse sì, borse no?), preoccupazione per ulteriori ricorsi nonché di tagli alla sanità, negli ultimi 5 anni si è assistito al progressivo blocco di molte scuole di specializzazione di area sanitaria, con grave danno sia per i potenziali specializzandi (lesi nel loro diritto di accedere ai percorsi post-laurea), sia per le strutture sanitarie (private di una fetta significativa di risorse). Le notizie, riportate dal C.I.S.A.S. e da altri blog e quotidiani online, riguardano principalmente le specializzazioni in biologia, farmacia, fisica ed odontoiatria, ma alle medesime ragioni si può ricondurre anche la diminuzione del numero di scuole di area psicologica attive.

Sulla questione la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) prende ufficialmente posizione a marzo 2016, quando presenta la mozione in cui, al fine di superare il blocco dei bandi, richiede di:
· «trovare soluzioni alternative che prevedano un regime diverso per l’erogazione della formazione specialistica ai laureati diversi da quelli di medicina e chirurgia»;
· «procedere all’abrogazione dell’art. 8 in modo da rimuovere la problematica connessa alla rivendicazione, connessa ai citati ricorsi giurisdizionali, di trattamento economico».

In altre parole, abrogare l’articolo 8 pur di sbloccare i bandi e far ripartire le specializzazioni.

A due mesi dalla pubblicazione della mozione della CRUI, lo scorso maggio, l’art. 8 della 401/2000 viene definitivamente modificato a seguito dell’approvazione della proposta n. 2.0.13 al DDL n. 2299:

«Nelle more di una definizione organica della materia, le scuole di specializzazione (…), riservate alle categorie dei veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi sono attivate in deroga alle disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 8 della legge 29 dicembre 2000, n. 401. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

Concludendo, ad oggi la possibilità di assistere “a breve” ad una ripartizione delle risorse previste tra specializzandi medici e non medici non esiste più. D’altra parte, a detta del C.I.S.A.S., il pericolo suscitato dall’articolo 8 e la sua recente modifica mettono concretamente in luce «la discriminazione messa in atto dal 2000 ad oggi nei confronti di tutti i laureati tra veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi, che hanno frequentato una scuole di specializzazione”. E proprio tale modifica – continua – si trasformerà nel nuovo baluardo normativo per il riconoscimento economico degli specializzati ed attuali specializzandi. 

Se dunque un’importante battaglia è stata persa, la guerra non sembra finita. Resta da chiedersi, ancora una volta, se gli psicologi vi prenderanno parte.

martedì 16 febbraio 2016

né medici né dottorandi

Né medici né dottorandi, non sono molto (ri)conosciuti, neppure all'interno del loro habitat: l’università. Eppure esistono (e resistono)!

In effetti, gli psicologi specializzandi, ovvero quegli psicologi impegnati in un percorso (quinquennale) di specializzazione post-lauream che li abiliterà all’esercizio della psicoterapia, non sono molti. In Italia, sono soltanto 7 le Università - 6 pubbliche, 1 privata e tutte rigorosamente da Roma in su – ad offrire almeno una Scuola di Specializzazione di Area Psicologica, per un totale di 16 Scuole e 185 nuovi posti l’anno. Non oltre 925 “esemplari”, dunque, che rendono gli psicologi specializzandi una specie minoritaria e potenzialmente anche a rischio estinzione, dal momento che 5 delle Scuole conteggiate (Padova, Bologna e Trieste) non hanno rinnovato le ammissioni per l’anno accademico in corso (2015/2016).

Ora, rispetto alle Grandi Sconosciute di Area Psicologica almeno un paio di questioni meriterebbero di essere sollevate.

La prima vede una serie di interrogativi (più o meno faziosi) circa l’evidente disinvestimento dalle Scuole di Specializzazione universitarie. A fronte dei 29 Dipartimenti di Psicologia e 201 (duecentouno) Istituti di Psicoterapia (privati e abilitati dal MIUR) sparsi in tutta Italia, che fanno ipotizzare un “mercato” della formazione psicologica e psicoterapica quantomeno attivo: cosa rende le Scuole di Specializzazione universitarie così poco attraenti per Atenei ed eventuali specializzandi? La disposizione geografica (non tutti possono o vogliono spostarsi) e la limitatezza dei posti (cui si ha accesso dopo aver superato una prova scritta e una orale) certamente fanno la loro parte. Ma sono davvero così pochi gli aspiranti psicoterapeuti interessati a questo tipo di Scuole, da renderle superflue e/o poco sostenibili? E può tale disinvestimento essere interpretato come una scelta (tanto discutibile quanto legittima) di demandare la formazione psicoterapica al mondo privato e ancora come un modo di “potare” un’offerta formativa senza dubbio molto elevata? Eventualmente ci si potrebbe chiedere se fosse anche il più utile all’intera categoria professionale.

La seconda, invece, riguarda la natura e di conseguenza l’identità stessa, dentro e fuori l’università, di questa “strana” specie che sono gli psicologi specializzandi. Come medici e dottorandi, gli psicologi specializzandi svolgono un percorso di formazione di terzo livello altamente professionalizzante, centrato cioè sulla pregnante attività di tirocinio (circa 700 ore l’anno) svolta, sotto la costante supervisione di un tutor, all’interno delle strutture del SSN convenzionate. Al contrario dei “cugini” post-lauream e dei pochi fortunati della Bicocca (6 per anno) che ricevono una borsa di studio (4 da 7000€ finanziate dall’Università; 2 da 25000€ finanziate dalla Provincia Autonoma di Bolzano), dietro all’eterno spauracchio della “Formazione” (che però formalmente riguarda anche i medici in contratto di formazione specialistica e i dottorandi con borsa di studio) gli psicologi specializzandi non ricevono alcun tipo di compenso economico per il loro lavoro.

La vera notizia, però, è che fin adesso gli psicologi specializzandi non sono riusciti a trovare voce per palesarsi o formulare le loro richieste, come invischiati in una sorta di rassegnazione ontologica, che impedisce di cogliere cosa sia anche solo legittimo chiedere. Di fatto, nonostante la condizione “minoritaria” possa predisporre alla creazione di legami più stretti e forti, gli psicologi specializzandi finora non si sono mostrati interessati a (inter)connettersi sul territorio italiano. Se per medici e dottorandi esistono il SIGM (Segretariato Italiano dei Giovani Medici), l’ADI (Associazione di Dottori e dottorandi di Ricerca) o l’AIRI (Associazione Internazionale Ricercatori Italiani), tutte realtà orientate e attivamente impegnate nel promuovere e favorire l’incontro, lo scambio, il supporto – in una parola il networking – tra colleghi, mi chiedo cosa inibisca ancora gli psicologi specializzandi dal “costituirsi” come gruppo professionale e universitario, dal mettersi seriamente in relazione tra loro e alle categorie professionali/universitarie a loro affini, in primis i colleghi medici e dottorandi.

In conclusione, queste riflessioni, di fatto personali e a tratti pretenziose, nel loro piccolo vogliono rappresentare un invito ad instaurare finalmente un dialogo “ufficiale” intorno a queste questioni, ma soprattutto un invito per tutti i colleghi “là fuori” a palesarsi, contattarsi, collegarCi.  

Tabella Scuole di Specializzazione Universitarie

ComuneUniversitàCorsoDurataPostidi cui con BorsaFee
TorinoUniToPsicologia Clinica55-2003400
TorinoUniToPsicologia della Salute56-2002900
MilanoUniMibPsicologia del Ciclo di Vita5521500
MilanoUniMibNeuropsicologia5741500
MilanoSan RaffaelePsicologia Clinica5502700
MilanoSan RaffaeleNeuropsicologia5502700
Padova*UniPdNeuropsicologia5801800
Padova*UniPdPsicologia del Ciclo di Vita53601800
Padova*UniPdPsicologia della Salute5501800
Trieste*UniTsNeuropsicologia5801800
Bologna*UniBoPsicologia della Salute515 solo IV e V annoin base a reddito1600
RomaUniRoma1Neuropsicologia5901400
RomaUniRoma1Psicologia Clinica51201400
RomaUniRoma1Psicologia del Ciclo di Vita5601400
RomaUniRoma1Psicologia della Salute51601400
RomaUniRoma1Valutazione psicologica e counselling5801400
*In rosso le Scuole che non hanno attivato il primo anno per l'a.a. 2015/2016.